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Archive for December, 2010


Giacomo Leopardi, un romantico italiano

December 13th, 2010 by aop1

Un abbozzo della mia presentazione

  1. Cominciamo con un esame breve della vita e le sue opere.
    1. 1798. Nacque a Recanati, dal conto Monaldo e dalla marchesa Adelaide Antici.
    2. 1807. Lui e i sui fratelli hanno cominciato gli loro studi sotto Sebastiano Sanchini e don Vincenzo Diotallevi.  Le prime influenze sul suo sviluppo sono gli scritti della chiesa e le sacre scritture, e gli autori classici.
    3. 1809. Ha scritto la prima poesia, La morte del Ettore, dopo aver letto l’opere del Omero.
    4. 1811. Giacomo ha cominciato leggere ossessivamente nei libri dalla gran biblioteca del suo padre.
    5. 1812-1817.  Ha tradotto gli scritti classici, e ha composto i drammi, le poesie, e i saggi su i temi scientifici e filosofici.
    6. 1817. Ha cominciato un gran rapporto con lo scrittore Pietro Giordano negli epistolari.  Ha finito l’Inno al Nettuno, e incominciato il manoscritto del Zibaldone.  Ha scritto anche Diario d’amore e i Sonetti per Gertrude Cassi Lazzari.
    7. 1818. Ha scritto le canzoni All’Italia e Sopra il Monumento di Dante.
    8. 1819. Ha fatto un piano sfuggire all’influenza del suo padre e della sua madre, pero non era riuscito.  Ha scritto in quest’anno e nel 1821 i Sei idilli.
    9. 1820-1822.  Ha fato molte altre canzoni, ed è evita a Roma vivere con il suo zio, Carlo Antici.
    10. 1823. Ha continuato scrivere, e si ha fato un amico con gli altri scrittrici e gli artiste.  È ritornato a Recanati.
    11. 1825. Ha scritto la Storia di un’anima incompiuta, ha tradotto i Caratteri morali di Teofrasto, il Manuale di Epitteto, la Favola di Prodico. Ha visitato Milano, e per dieci giorni, Bologna. Ha fatto la prima edizione dei sei idilli composti fra il ’19 e il ’21 nella rivista “Il Nuovo Ricoglitore” di Milano.
    12. 1827. È ritornato a Recanti, e ha continuato scrivere. Ha pubblicato la Crestomazia italiana dei prosatori e le Operette morali. È tornato a Bologna, dopo un po’ a Firenze.
    13. 1828. Ha pubblicato la Crestomazia italiana poetica.
    14. 1829-1831. Ha scritto Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio e, tra quest’anno e il successivo, il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Ha partito da Recanati per Firenze ho incontrato Fanny Targioni Tozzetti, e il filologo svizzero Luigi de Sinner. Ha soggiornato per qualche tempo a Roma. Ha incominciato a raccogliere e a elaborare i Pensieri.
    15. 1832. È ritornato a Firenze, e ha scritto i due dialoghi.  Sul 4 dicembre, ha fatto l’ultima nota dello Zibaldone.
    16. 1835. Si è stampato l’edizione Starita dei Canti.  Ha scritto le altre canzoni.
    17. 1836. Ha soggiornato con la sua sorella, Paolina, e il suo Amico, Ranieri, a Napoli.
    18. 1837. Ha lavorato agli ultimi giorni sul Paralipomeni.
      Nel 1939 la città è sposto i suoi resti vicino alla tomba di Virgilio, nel parco di Piedigrotta a quest’ultimo intitolato.
  2. Parliamo del sviluppo della sua estetica.
    1. I principi della sua estetica sono i seguenti.
      1. Ha creduto fermamente nella virtù degli autori classici.
      2. Ha pensato che sia importante essere del momento storico (il contemporaneo).
      3. Anche ha pensato che l’esperienza individuale sia multo valore, e che debbia esprimere accuratamente.
      4. Ha scritto spesso sulla relazione tra la natura e l’umano.
        1. Ha creduto che il mondo moderno, con la sua industria, abbia perso l’abilita immaginare.
    2. Leggiamo una selezione breve di Giulio Ferroni.
      1. Nella poesia egli vede sempre un valore essenziale, uno strumento di conoscenza di sé e di vitalità: voce del ‘cuore’ e dell’ ‘anima’, dell’io del poeta nel suo essere presente…la poesia è la espressione integrale della persona, è la forma che rende possibile un accrescimento di vitalità. (199)
    3. Leopardi ha alcune idee molte simili ai romantici inglesi (199).
      1. Questo è evidente nelle opere del Shelley e Keats, particolarmente.
        1. Vediamo questo nel suo affascinato con il vago, l’indeterminato, l’infinito, la memoria, la musica nella poesia.
        2. Sono accordati sul ruolo del poeta nella storia.
        3. Tutti sono ossessivi con la nostra brevità—la domanda di “che dura?”

Bibliographia

Ferroni, Giulio. “Giacomo Leopardi.” Storia Della Letteratura Italiana: Dall’Ottocento Al Novecento. Vol. 3. Milano: Einaudi Scuola, 1991. Print. Storia Della Letteratura Italiana.

“Giacomo Leopardi – Wikipedia.” Wikipedia, L’enciclopedia Libera. Web. 03 Dec. 2010. <http://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi>.

“La Vita.” Leopardi.it. Web. 03 Dec. 2010. <http://www.leopardi.it/vita9.php>.

Il foto da <http://htitmnrad.tumblr.com/>.

Clicca qui per la mia presentazione sul powerpoint.

L’uso del colore nella “Madama Butterfly”

December 13th, 2010 by aop1

“Madama Butterfly” (1904) è un’opera molta drammatica—piena di estremi dell’emozione.  Forse c’è perche la protagonista è davvero giovane, forse c’è perche Giacomo Puccini ha visto il dramma c’è la fondamenta della storia quando non capiva l’ inglese (la lingua della questa versione originale); qualche volta che sembra che l’ emozioni siano più forte senza i verbi.  Forse c’è entrambi dei questi, e molti altri.  La storia, ma molto semplice, è un preferito del pubblico ovunque per la sua musica e i sui temi d’amore, d’onore, e del dolore.  Ogni produzione dell’opera é differente nel modo mostrano queste cose, pero nella produzione abbiamo visto, il uso dei colori sembra particolarmente importante per l’ espressione di questi temi.

Prima è l’uso del rosso; c’è il colore del sangue e amore, il sole nella mattina e nella sera.  Le associazioni del colore sono conosciute—e nell’opera come “Madama Butterfly,” qualunque uso deve essere significativo.  Ma sono certa che fosse presente molte volte, mi ricordo specialmente tre casi.  La prima era una parte della scena, la via alla cima al fondo della scena, a destra a sinistra per il pubblico.  Hanno dipinto un rosso brillante, e c’è il posto dove molta dell’azione succede.  C’è facile leggere questa scelta del colore come un commento sulla via principale della protagonista o i altri personaggi.  Butterfly, o Cio-Cio San, fa un viaggio del amore, pero anche la violenza, eventualmente.  L’amore porta alla violenza, e le due cose sono una cosa.  Un uso altro del rosso è nella veste del matrimonio per Butterfly; sul esterno della veste è bianco, pero sul interno è rosso vivente—il rosso insieme come la via.  Il suo matrimonio sembra essere puro e buono, pero nel interno, sotto la superficie c’è nessuno di queste cose.  Ma Pinkerton ama Butterfly in il suo modo, è un po’ di gioco per lui—per lei, tuttavia, è una relazione molta seriosa.  Il potenziale per la violenza in questa discrepanza mostra a l’inizio.  L’uso ultimo del rosso è nell’impugnatura e nel fodero del “tanto” o “kaiken” che Butterfly usa commettere suicidio.  Il collegamento è ovvio—nel oggetto fisico del pugnale, l’amore e la violenza sono una cosa.  Cio-Cio San è morta al suo amore per Pinkerton.  C’è anche interessante notare che lo strumento della sua morte sia un simbolo tradizionale fallico.

Nella produzione abbiamo visto, il colore era non solo importante come un simbolo delle emozioni, pero anche un simbolo della classe sociale nella cultura giapponese (i forestieri sono l’eccezione).  Nel inizio, i membri ricchi della corte indossano i colori brillanti, è Butterfly anche indossa loro.  Per il tutto dell’opera i personaggi giapponesi delle classi più basse indossano i colori neutrali—il nero, l’ azzurro oscuro, il marrone, etc.  I due esempi facile ricordare sono Suzuki, la domestica e l’ amica di Butterfly, Suzuki, e il sensale scocciante, Goro, chi indossano il vestimento azzurro oscuro, e una giacca grigia rispettivamente.  Un esempio nella direzione contraria è Yamadori, il corteggiatore di Cio-Cio San, chi indossa un indumento giallo vivente, è anche molto ricco.  Quest’uso dei colori come un riflesso della posizione sociale e finanziaria vediamo anche nel movimento di Butterfly a il colore inizio a il suo vestimento grigio dell’ atto secondo.  Il tutto della sua famiglia ha abbandonato, e lei non ha niente soldi, e la cambia nel vestimento mostra il cambiamento nella sua classe.

Il terzo uso del colore c’è molto importante per questa produzione è attualmente una parte considerevole del scenario.  Nella meta prima dell’opera (il primo atto solo) la scena ha avuto le cornici differenti d’oro, più piccola e più piccola al sfondo.  Nella meta seconda (gli secondi e terzi atti) le cornici erravano invece grigie e nere.  Il colore di queste cornici sono non solo un’indicazione del cambiamento sociale e economico, pero anche una cambia dell’ emozioni di personaggi, e particolarmente Butterfly.  Come sostegno nel paragrafo passato, c’è un riflesso del cambiamento nella sua fortuna—lei è povera, e il cambiamento al oro al grigio e nero mostra questa cosa molto chiaramente.   Che anche l’immagine dell’emozione di Cio-Cio San; quando l’opera incita, lei è felice, piena della gioia e speranza—tutto sembra essere l’oro a lei, pero il tempo passa, e Pinkerton è abbandonato Butterfly, dunque, la scena anche è oscura.  L’interno di Butterfly è la scena esterna.

Pero perché un colore è importante?  È vero, l’uso del colore come un commento e un simbolo e presente—pero che vuole dire?  Cosa é importante al pubblico?  Il ruolo del colore come un simbolo, commento è qualcosa si apprezza più dopo l’opera è fine, pero che lavora il tempo tutto in un modo subliminale.  I colori sono come la musica—ci perdiamo in loro, e siamo movimenti al loro uso, pero possiamo cercare per una ragione dopo l’esperienza.

Il foto grazie a <http://operaoutloud.wordpress.com/2010/10/25/fresh-take-perfect-cast-make-madame-butterfly-a-huge-hit/>.

Una riposta al film La mandragola

December 2nd, 2010 by aop1

Il film di Alberto Lattuada, La mandragola (1965), è una commedia certamente, pero c’è una commedia nel modo vecchio, non contemporaneo.  È una commedia nel senso che Pride and Predjudice o Twelfth Night siano; le relazioni fra i personaggi d’amore, d’odio, d’avidità, la società, il modo noi siamo umani sono le fondate del umore.  Nonostante il film succede nel quattrocento, e un satiro molto accurato di quella, e nostra società contemporanea.  I problemi del film non sono passati, pero presente.  Che sono molti momenti negli eventi quando ridiamo, e i personaggi ridiano, a che nella realtà è non buffo.

Il trattamento delle donne è l’esempio più potente, per sebbene ridiamo, non c’è una cosa umoristica.  Questa è ovvia dalla prima scena nel bar parigino, quando un uomo inebriato adesca una cameriera.  Lei rifusa, pero lui non ascolta a lei; lui e i sui amici cominciano togliere il vestimento da lei, e palpano i sui seni, e alzano la sua gonna vedere le sue gambe—lei protesta, è piena di vergogna, e sembra avere paura.  Il tutto tempo gli uomini ridono, e ballano circa lei.  Il protagonista, Callimaco, anche ride.  È una scena orribile, forse particolarmente perche è un po’ difficoltà non ridere—dai anni buonasera impariamo ridere con gli altri, pero che succede è  davvero non buffo.  L’umiliazione della cameriera, e l’umiliazione della qualunque persona in questo modo è sbagliata, è certamente non una causa del riso.

Questa scena e tipica del film.  Lo sguardo maschile dominava il modo in cui la camera “vede” gli eventi.  Il modo in cui la incornicia le donne e molto differente dagli uomini; la camera indugia sulle scolature, le gambe, i labri delle donne, certamente c’è non questo tipo del fuoco sul corpo maschile.  Un’eccezione piccola è la scena quando trovano la statua classica—per un momento, come l’acqua (un simbolo femminile) pule il marmo, l’ occhio della camera sono gli occhi delle donne.  La segue i contorni del corpo, il pectore, il collo, i genitali; c’è significata che la statua non possa ritornare questo sguardo, come le donne non possono usualmente.  Pero questo momento è breve.  Gli uomini sembrano immediatamente essere scomodi, e la camera abbandona l’immagine.

Noi ridiamo anche alle cure stupide per la sterilità di Lucrezia (nella realtà la causa è l’impotenza del suo sposo), sebbene loro non umoristica quando gli pensiamo.  Le cure sono le torture; un dottore brucia lei con le pietre molto calde, e per un’altra cura, tutto del suo corpo è nel sacco e versano con un liquido.  Non ascoltano ai lamenti cessare.  E dopo, il piano di Ligurio e Callimaco? È assolutamente reprensibile per un marito accordare prendere un uomo estraneo dalle vie e esige la sua moglie fare sesso con un persone sconosciuto.  Questa situazione è il lavoro del protagonista, chi dice che ami lei.   E questi sono soli il più di memorabile degli esempi.

Il film e buffo, certamente.  Pero lo deve essere buffo? E una domanda importante come un membro degli spettatori, anche è un cittadino di questa tipa della società.

Il foto da <http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2007_12_01_archive.html>.

La letteratura e le storie nel film I cento passi

December 1st, 2010 by aop1

15 Ottobre, 2010

Il soggetto della relazione fra la letteratura e il mondo reale è molto importante per il film di Marco Tullio Giordana, I cento passi (2000), sulla vita di Peppino Impastato, un attivista contra la mafia negli anni ’70.  Durante tutto il film, non soltanto l’azione, pero le parole che siano il fuoco maggiore per il regista e le figure dell’autorità nel film.  Pero per me, gli elementi più interessanti sono la funzione della storia e della letteratura come il mezzo delle cose che altrimenti i personaggi (specialmente Peppe) non possano esprimere.  Sono tre scene in particolare dove questa funziona é dimostrata bene.

Il primo esempio è la scena in cui Peppino recita un poema.  Il poema esprime i sentimenti degli italiani per il loro paese, anche sono i sentimenti dei parenti e della famiglia di Peppino.  Nel poema, nella letteratura, loro possono comunicare ai cugini americani che non altrimenti possano parlare.  Un altro punto significa è che Peppino recita—all’inizio del film, lui é collegato con la letteratura più di suo fratello minore.  É interessante che Peppino non parli per sé, pero per altre persone, o una cosa maggiore di si (in questo caso, per i suo parenti).

Nella seconda scena consideriamo é non necessariamente la letteratura, pero la storia o l’azione di narrare che é importante.  Critica il governo di Cinisi, Peppino non affronta le questioni direttamente, pero in dicendo una storia sulla sua radio.  Lui non dice che il sindaco sia stupido, pero finge avere una chiacchierata con il cane del sindaco, durante chi? Critica la decisione recente di lui. Peppe può con l’umorismo cose

che metterebbero lui nei guai con la polizia, o anche nel carcere. La storia é ancora il mezzo non solo del vero, pero del vero é pericoloso o duro esprimere negli verbi chiari.É ambo uno specchio del mondo reale, e, nel questa’ instanzia una protezione alle sue conseguenze.

La terza scena concentra il ruolo della letteratura specificamente—pero ante? Peppino era usato i suo parenti, o il poema, adesso lui usa la letteratura nel sevizio della sua storia interna, come una funzione del suo narrativo.  La sua Mamma gli porta una coppia dei poemi di Pasolini, e Peppe primo legge ad alta voce a lei, e dopo le da il libro, e chiede lei continui leggere.  Lei fa—e nel poema, Peppe può parlare che sia all’interno di lui, i.e., il suo amore profondo  per la madre suo.  É una possibilità che sia un momento di complesso di Edipo, pero non che penso.  É semplicemente un momento quando Peppe parla delle emozioni sembra avere la difficoltà nel esprimendo con i sui verbi.  Ma non sono certo che fossi non permetto per un uomo questa società dimostrare  le sue emozioni multo, forse il tempo in cui il film succede da il sostegno a questa interpretazione.  La letteratura nella scena é l’abilità esprimere la identità e formare la identità nella percezione dei altri.

Cose questo dimostra?  Perché il tema é necessario per la funziona del film?  É, vorrei contendere, perche la storia non potrebbe esistere senza i verbi, i poemi—é questi sono l’azioni reale, non gli eventi sono la trama dell’opera.  Peppe é nato, Peppe é morto; ognuno sono nati, sono moti, pero ognuno non può scrivere e parlare cosi Peppe ha fatto.  La sua azione, ma sono importante, non errava il più effettivo.  I verbi di lui erravano il più potente—e questi erravano il risultato della letteratura ha letto, e la storia ha detto.  Il fuoco del regista del film, e noi come gli spettatori, é la formazione di Peppino Impastato come un individuale—e lui era formato a letteratura e ha formato letteratura.  É la ragione le poemi, le storie sono centrale al film; sembra non si possa parlare la storia della viva di lui accuratamente senza loro.