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Archive for the ‘Blog’ Category


Una riposta al film La mandragola

December 2nd, 2010 by aop1

Il film di Alberto Lattuada, La mandragola (1965), è una commedia certamente, pero c’è una commedia nel modo vecchio, non contemporaneo.  È una commedia nel senso che Pride and Predjudice o Twelfth Night siano; le relazioni fra i personaggi d’amore, d’odio, d’avidità, la società, il modo noi siamo umani sono le fondate del umore.  Nonostante il film succede nel quattrocento, e un satiro molto accurato di quella, e nostra società contemporanea.  I problemi del film non sono passati, pero presente.  Che sono molti momenti negli eventi quando ridiamo, e i personaggi ridiano, a che nella realtà è non buffo.

Il trattamento delle donne è l’esempio più potente, per sebbene ridiamo, non c’è una cosa umoristica.  Questa è ovvia dalla prima scena nel bar parigino, quando un uomo inebriato adesca una cameriera.  Lei rifusa, pero lui non ascolta a lei; lui e i sui amici cominciano togliere il vestimento da lei, e palpano i sui seni, e alzano la sua gonna vedere le sue gambe—lei protesta, è piena di vergogna, e sembra avere paura.  Il tutto tempo gli uomini ridono, e ballano circa lei.  Il protagonista, Callimaco, anche ride.  È una scena orribile, forse particolarmente perche è un po’ difficoltà non ridere—dai anni buonasera impariamo ridere con gli altri, pero che succede è  davvero non buffo.  L’umiliazione della cameriera, e l’umiliazione della qualunque persona in questo modo è sbagliata, è certamente non una causa del riso.

Questa scena e tipica del film.  Lo sguardo maschile dominava il modo in cui la camera “vede” gli eventi.  Il modo in cui la incornicia le donne e molto differente dagli uomini; la camera indugia sulle scolature, le gambe, i labri delle donne, certamente c’è non questo tipo del fuoco sul corpo maschile.  Un’eccezione piccola è la scena quando trovano la statua classica—per un momento, come l’acqua (un simbolo femminile) pule il marmo, l’ occhio della camera sono gli occhi delle donne.  La segue i contorni del corpo, il pectore, il collo, i genitali; c’è significata che la statua non possa ritornare questo sguardo, come le donne non possono usualmente.  Pero questo momento è breve.  Gli uomini sembrano immediatamente essere scomodi, e la camera abbandona l’immagine.

Noi ridiamo anche alle cure stupide per la sterilità di Lucrezia (nella realtà la causa è l’impotenza del suo sposo), sebbene loro non umoristica quando gli pensiamo.  Le cure sono le torture; un dottore brucia lei con le pietre molto calde, e per un’altra cura, tutto del suo corpo è nel sacco e versano con un liquido.  Non ascoltano ai lamenti cessare.  E dopo, il piano di Ligurio e Callimaco? È assolutamente reprensibile per un marito accordare prendere un uomo estraneo dalle vie e esige la sua moglie fare sesso con un persone sconosciuto.  Questa situazione è il lavoro del protagonista, chi dice che ami lei.   E questi sono soli il più di memorabile degli esempi.

Il film e buffo, certamente.  Pero lo deve essere buffo? E una domanda importante come un membro degli spettatori, anche è un cittadino di questa tipa della società.

Il foto da <http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2007_12_01_archive.html>.

La letteratura e le storie nel film I cento passi

December 1st, 2010 by aop1

15 Ottobre, 2010

Il soggetto della relazione fra la letteratura e il mondo reale è molto importante per il film di Marco Tullio Giordana, I cento passi (2000), sulla vita di Peppino Impastato, un attivista contra la mafia negli anni ’70.  Durante tutto il film, non soltanto l’azione, pero le parole che siano il fuoco maggiore per il regista e le figure dell’autorità nel film.  Pero per me, gli elementi più interessanti sono la funzione della storia e della letteratura come il mezzo delle cose che altrimenti i personaggi (specialmente Peppe) non possano esprimere.  Sono tre scene in particolare dove questa funziona é dimostrata bene.

Il primo esempio è la scena in cui Peppino recita un poema.  Il poema esprime i sentimenti degli italiani per il loro paese, anche sono i sentimenti dei parenti e della famiglia di Peppino.  Nel poema, nella letteratura, loro possono comunicare ai cugini americani che non altrimenti possano parlare.  Un altro punto significa è che Peppino recita—all’inizio del film, lui é collegato con la letteratura più di suo fratello minore.  É interessante che Peppino non parli per sé, pero per altre persone, o una cosa maggiore di si (in questo caso, per i suo parenti).

Nella seconda scena consideriamo é non necessariamente la letteratura, pero la storia o l’azione di narrare che é importante.  Critica il governo di Cinisi, Peppino non affronta le questioni direttamente, pero in dicendo una storia sulla sua radio.  Lui non dice che il sindaco sia stupido, pero finge avere una chiacchierata con il cane del sindaco, durante chi? Critica la decisione recente di lui. Peppe può con l’umorismo cose

che metterebbero lui nei guai con la polizia, o anche nel carcere. La storia é ancora il mezzo non solo del vero, pero del vero é pericoloso o duro esprimere negli verbi chiari.É ambo uno specchio del mondo reale, e, nel questa’ instanzia una protezione alle sue conseguenze.

La terza scena concentra il ruolo della letteratura specificamente—pero ante? Peppino era usato i suo parenti, o il poema, adesso lui usa la letteratura nel sevizio della sua storia interna, come una funzione del suo narrativo.  La sua Mamma gli porta una coppia dei poemi di Pasolini, e Peppe primo legge ad alta voce a lei, e dopo le da il libro, e chiede lei continui leggere.  Lei fa—e nel poema, Peppe può parlare che sia all’interno di lui, i.e., il suo amore profondo  per la madre suo.  É una possibilità che sia un momento di complesso di Edipo, pero non che penso.  É semplicemente un momento quando Peppe parla delle emozioni sembra avere la difficoltà nel esprimendo con i sui verbi.  Ma non sono certo che fossi non permetto per un uomo questa società dimostrare  le sue emozioni multo, forse il tempo in cui il film succede da il sostegno a questa interpretazione.  La letteratura nella scena é l’abilità esprimere la identità e formare la identità nella percezione dei altri.

Cose questo dimostra?  Perché il tema é necessario per la funziona del film?  É, vorrei contendere, perche la storia non potrebbe esistere senza i verbi, i poemi—é questi sono l’azioni reale, non gli eventi sono la trama dell’opera.  Peppe é nato, Peppe é morto; ognuno sono nati, sono moti, pero ognuno non può scrivere e parlare cosi Peppe ha fatto.  La sua azione, ma sono importante, non errava il più effettivo.  I verbi di lui erravano il più potente—e questi erravano il risultato della letteratura ha letto, e la storia ha detto.  Il fuoco del regista del film, e noi come gli spettatori, é la formazione di Peppino Impastato come un individuale—e lui era formato a letteratura e ha formato letteratura.  É la ragione le poemi, le storie sono centrale al film; sembra non si possa parlare la storia della viva di lui accuratamente senza loro.

“L’ Innocenza”

November 29th, 2010 by aop1

“L’Innocenza,” un racconto di Elsa Morante, e fascinato per il suo miscelo della realismo e la fantastica.   C’é anche nella voce del narratore un elemento più di umore ironico che sia molto effettivo.  Nel suo stile che sembra il più vicino a Gabriel Garcia Marquez, e le sulle opere del magico – realismo.   Il realismo é presente nelle descrizioni del ragazzo piccolo e sua nonna; il nipote è non idealizzato.  Lui è un po’ di prepotente e la nonna è molta brutta davvero.  Nei molti modi lei è la ragazza e lui, se non un parente, e un po’ più di maturo.  Forse a una volta non credessi che questo sia reale, pero come vedo le mie nonne crescono anziane, capsico che questo sia vero.  La mia mamma e mio papa sono non più i figli, pero i parenti alle sue madri.

Ma questo sole è basta essere un soggetto multo interessante per un racconto, l’autore fa il narrativo più di complesso con l’addizione del personaggio della donna misteriosa nel vestito violo, chi sappiamo dopo è la Morte.  Come ogni bel favola, questo racconto e un po’ surreale e pauroso, e difficile dimenticare.  Si chiede, “Quando sono aperto la porta alla Morte, ignaro?”